Tecniche strutturali

Le tecniche strutturali sono definite tali poiché ristabiliscono la mobilità della struttura ossea.
La specificità e la rapidità delle manipolazione consente il recupero della mobilità articolare.
Hanno una forte influenza neurologica, oltre che puramente meccanica, in quanto favoriscono l’emissione di corretti impulsi dalle e alle terminazioni della parte trattata.
Comprendono le tecniche mio tensive e le HVLA(thrust).

Le tecniche miotensive sono anche chiamate ad “energia muscolare”. Hanno come obiettivo quello di ristabilire l’equilibrio tra i muscoli di una specifica articolazione.
Queste tecniche possono essere utilizzate per allungare un muscolo contratto o in spasmo, mobilizzare un’ articolazione e diminuire un edema o una congestione localizzata.
Il trattamento prevede un lavoro attivo del paziente con un impegno neurologico e muscolare. Sono tecniche dolci adatte a tutti i pazienti e possono essere inserite nell’ambito di un globale trattamento di riequilibrio posturale.
Rappresentano una forma terapeutica molto preziosa della medicina manuale, in quanto da una singola tecnica derivano molti effetti terapeutici e le manovre sono decisamente sicure, sia dal punto di vista anatomico che fisiologico.
Un efficace utilizzo delle tecniche miotensive presuppone un’ accurata conoscenza dell’anatomia e della fisiologia umana, nonché della biomeccanica del movimento.
Possiamo definire la manipolazione o HVLA (high-velocity, low-amplitude) come una tecnica diretta, che utilizza forze ad alta velocità e ridotta ampiezza;
chiamata trattamento di mobilizzazione con veloce impulso.
Nel glossario osteopatico questo trattamento si definisce Thrust.
Per ottenere quindi una tecnica di lavoro efficace e sicura, il terapeuta deve combinare una rapida forza di accelerazione al minimo movimento relativo al solo repere articolare (segmento) da trattare.
Il fine di questa formula è quello di portare il segmento articolare entro la barriera restrittiva e non oltre i suoi limiti fisiologici.
Durante tale tecnica di miglioramento e/o ripresa del movimento perso a livello dell’articolazione può verificarsi uno schiocco articolare.
Ci sono molte teorie che cercano di spiegare come venga prodotto tale suono, compresa la cavitazione (un cambiamento di stato del liquido sinoviale che diventa gassoso) e il fenomeno del vacuum (spazio vuoto).
Tuttavia, uno schiocco articolare non ci da la certezza che sia stata mobilizzata l’articolazione giusta, ma solo che un rapido movimento è stato indirizzato ad un’articolazione. Un’assenza di tale suono non denota il fallimento della correzione.
A tale proposito, il terapeuta dovrebbe essere molto attento alla qualità e alla quantità palpatoria dell’articolazione in disfunzione mentre approccia il processo correttivo.
Nelle ernie discali tutta la colonna vertebrale viene posta in sofferenza, per le restrizioni muscolari che inevitabilmente la malattia stessa genera. Interventi di thrust lontano dalla zona interessata portano giovamento alla colonna, diminuendo le compensazioni generate.
La tecnica HLVA è una delle più antiche forme di terapia manuale ed è quella che è stata maggiormente studiata in termini di riscontri clinici.
E’ la tecnica che richiede meno tempo.